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Hans Werner Henze e Ingeborg Bachmann si incontrano per la prima volta nell'autunno del 1952. Hanno entrambi ventisei anni, ed entrambi tentano di emergere nell'ambiente artistico del dopoguerra, in una Germania ancora in macerie. Il compositore riconosce subito nella giovane scrittrice un'anima affine e una compagna di ricerca poetica: lei sembra voler dire con le parole ciò che lui vuole esprimere con i suoni. Comincia uno scambio epistolare che si protrae per oltre due decenni, caratterizzato dal pathos, dall'entusiasmo, da una continua ebbrezza di vita e di lavoro, e presto anche dalla disperazione. Come in una complessa partitura a due voci, ogni momento di gioia, di passione o di affetto, ogni collaborazione o scambio intellettuale fra i due artisti lascia una traccia in queste lettere, ben più profonde di quanto il tono spesso svagato lasci supporre, e nelle quali si incontrano molti dei temi che caratterizzeranno l'opera di entrambi: l'odio per la Germania nazista, la fuga verso il sud, la libertà vissuta nella natura mediterranea, l'isolamento intellettuale e l'impegno politico, l'ambivalente impatto del successo, la violenza degli istinti e la folle gioia della bellezza, la ricerca di un impossibile equilibrio tra opera, vita e amore.